Sognando la California

Diario del mio periodo di studio a Palo Alto

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Location: Mountain View, CA 94040, United States

Tuesday, September 26, 2006

L’Università. Nulla a che vedere con le nostre. Aperta 24h su 24, in bagno ci sono anche le doccie (anche in McKinsey c’erano, e questo è preoccupante), acqua e caffè gratis, telefoni e attrezzature per videoconferenze in tutti i corridoi, divanetti e lavagne in ogni angolo nel caso qualcuno voglia “meditare”. Nel campus c’è ovviamente un McDonald, ma l’università è dotata di una “mensa” ultramoderna: ci sono infatti dei distributori automatici con una vasta scelta di pasti precotti che ciascuno può comodamente scaldare nei forni a microonde messi gentilmente a disposizione dalla scuola. Il loro metodo didattico è veramente innovativo: i professori non fanno “lectures”, ma “coaching”. Il concetto di lezione frontale non esiste: gli studenti di master devono portare a compimento un certo numero di progetti per potersi laureare, e le lezioni sono riunioni in cui il professore fa da supervisore o da “mentore”. Molti progetti vengono poi proposti a venture capitalist o simili. Appena avrò capito qualcosa in più di come funzionano le cose vi racconterò meglio!

La gente in università. Non ho passato tanto tempo in uni, sono sempre stato in giro a cercar casa eccetera, ma per quel poco che ho potuto vedere l’ambiente è popolato da strani personaggi, per lo più indiani e giapponesi, tutti abbondantemente sopra gli 80 kg. Nel mio ufficio c’è un giapponese, non ho ancora capito cosa faccia, che passa tutto il giorno davanti ad un monitor, non mangia, non va in bagno, non parla, l’unica cosa che fa è togliersi le scarpe in modo inconscio mentre digita cose incomprensibili sulla sua tastiera. L’unica persona che si salva è la Master Director, una sorta di preside, che ama mangiare sano (si fa per dire), tant’è che preso dalla disperazione la sto invitando ad andare a pranzo insieme in città tutti i giorni. Peccato che sia sposata con una figlia di 7 anni. In questa settimana conoscerò più gente… vi saprò dire!

La gente fuori. Gli americani sono proprio un popolo diverso da noi. Ogni volta che ti rivolgi ad un americano ti dice “Hey, how are you doing?”... manco ti conosco, cosa cavolo ti interessa come sto… In realtà sono molto gentili e socievoli, non è raro che se sei fermo alla stazione del treno o della metropolitana qualcuno ti rivolga la parola. Purtroppo molto spesso non sanno andare al di là di “How are you doing?” or “Wow” o “You’ll find a nice climate here”, ho l’impressione le relazioni che si possono instaurare con loro siano abbastanza superficiali, ma forse mi sbaglio.
Mai come in America ci si sente europei, ancora prima che italiani. Di europei qui ce ne sono in giro veramente pochi, ma quei pochi li si riconosce lontano un miglio. Banalmente perché si vestono in modo decente e pesano meno di 100 kg. Oggi sono andato a San Francisco e sul treno ho conosciuto un gruppo di studenti europei: un ingegnere telecom austriaco, una studentessa austriaca di economia e un futuro psicologo milanese. La prima parola che ho captato dal milanese è stata “pirla”, così ho capito che era compatriota e ho attaccato bottone. Ragazzi simpatici, alla mano, e con cui si può parlare di qualcosa di serio.

San Francisco. E’ una città molto bella e affascinante, sicuramente più di Los Angeles, Las Vegas o Toronto. L’unico problema è che oggi noi ignari europei ci siamo imbattuti in una famosissima festa metropolitana, il Forlom St festival, che ogni anno a fine settembre attrae più di mezzo milione di persone da tutto il mondo. Si tratta di una vera e propria fiera, con bancarelle, banchi di beneficenza, spettacoli di musica, canto e danza, unico dettaglio è che è popolata da gay nudi e in catene. Penso nella mia vita di non aver mai visto nulla di simile, scene agghiaccianti che le parole non possono descrivere. Per fortuna del tutto innocui, nel senso che quando vedevano che eri vestito non ti prendevano neppure in considerazione. Comunque è stata un’esperienza culturale che forse una volta nella vita (non di più) è interessante fare.
Al di là di questo San Francisco è una città molto piacevole e stimolante da girare a piedi, alcune strade ricordano vagamente il cosmopolitismo di Londra. Oggi ho visitato il SFMOMA, il museo di arte moderna, veramente interessante, e sono andato al molo a vedere la baia, con Alcatraz circondata dalla nebbia: bellissimo! Sicuramente ci tornerò, ci sono un sacco di cose da vedere. Su un palazzo oggi ho letto una frase che diceva che è stata una fortuna che Colombo sia sbarcato sulla East Cost, perché se fosse sbarcato a San Francisco gran parte dell’America sarebbe ancora inesplorata.

I centri commerciali. Girare per un centro commerciale americano è un’altra esperienza culturale che non ci si può perdere. Al di là delle schifezze inverosimili che si trovano nel reparto cibo, ho visto frutti e verdure che non sapevo neanche che esistessero. Il latte viene venduto solamente in confezioni da 1 gallone (circa 4 litri) e ha scadenze improbabili di due settimane o più. E’ praticamente impossibile trovare un oggetto banale come uno stenditoio (tutti usano gli asciugatori), in compenso trovi gli elettrodomestici più disparati, come un macchine per cuocere il riso, apriscatole elettrici, tritaspazzatura, aspirapolvere grossi come un tagliaerba, ecc. Non sono riuscito a trovare un pentolino per scaldare il latte più piccolo di un tegame dove noi faremmo bollire latte per 10 persone (d’altra parte loro il latte lo bevono freddo o al massimo lo scaldano nel microonde), in compenso vendono pentole così grosse che ci si potrebbe cuocere dentro una persona. Lo scottex è largo almeno il doppio del nostro. Dimenticavo di dire che i centri commerciali sono solitamente aperti 24h su 24 e includono un MacDonald o un PizzaHut, non si sa mai…

Insomma, gli USA sono un posto veramente strano, però la California alla fine è davvero affascinante, con le sue palme e le montagne sullo sfondo. Guidare al tramonto sulla quarta corsia della 101 da Palo Alto a San Francisco, col pilota automatico impostato rigorosamente sui 65 mph e con musica country in sottofondo è davvero un’emozione!

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